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Noi Brugherio

L’albero della memoria della classe 3D Leonardo

Cronaca

L’albero della memoria della classe 3D Leonardo

Un “Albero della Memoria” in ferro, legno e vetro-resina dedicato ad Angelo Signorelli (uno dei deportati monzesi della seconda guerra mondiale) realizzato dalla classe 3D della scuola media Leonardo da Vinci di Brugherio.

L’opera degli alunni della media nasce all’interno della serra Oarystis (dal greco “commercio intimo”), un pitagorico giardino dei sensi ricreato a scopo sociale (horticultural therapy). Oarystis è stato per i ragazzi un laboratorio artigiano guidata dal professor Antonio Giulio Cosentino, con la collaborazione artistica del professor Domenico Levato.

L’opera realizzata dai ragazzi
La creazione artistica è stata presentata il 21 gennaio presso il teatro “Binario 7” di Monza in occasione della serata di presentazione del progetto “Bosco della Memoria”, un’ iniziativa dedicata alla “Giornata della Memoria” nei 70 anni della liberazione. L’iniziativa si propone di sensibilizzare la popolazione sul tema: “1945-2015 Brianza antifascista e antirazzista”.
Ad ogni deportato nei campi di concentramento e sterminio nazifascisti verrà dedicato un albero: le inumane vessazioni subite nell’esperienza drammatica della deportazione troveranno in questo legame simbolico con un elemento naturale, forte e vitale un riscatto indelebile.
Le installazioni urbane dedicate ai singoli deportati saranno distribuite in luoghi pubblici cittadini sia interni che esterni (biblioteche, uffici comunali, piazze, strade pedonali).

Le fasi in un video
I ragazzi hanno preparato anche un video a testimonianza di tutte le diverse fasi di lavorazione, che ha fatto da cornice al riconoscimento ufficiale ricevuto nel corso della serata. I materiali scelti per la realizzazione dell’opera hanno un importante significato simbolico:
la struttura in ferro è legata al fatto che Angelo lavorava alla Falck di Sesto S. Giovanni, si tratta dello stesso ferro con cui i giovani fabbri della classe hanno modellato lo sfondo della deportazione come un “filo spinato”; come falegnami, hanno lavorato sulla “resistenza” del tronco legnoso, sciogliendone i “nodi” inaspettati.La resina, infine, ha voluto rappresentare l’età del vetro capace di ridare la luce al buio: un grido nella notte, una richiesta d’amore che ha finalmente avuto ascolto.

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