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Con lo sguardo alle montagne, al funerale di Mauro Mandelli

Cronaca

Con lo sguardo alle montagne, al funerale di Mauro Mandelli

“Ti preghiamo, su nel Paradiso, lascialo andare per le tue montagne”. Le parole di “Signore delle cime” risuonano nella chiesa di San Bartolomeo per l’ultimo saluto a Mauro Man­delli, 46 anni, morto domenica in seguito a una caduta mentre tentava la scalata al monte Disgrazia. La chiesa è piena di amici, conoscenti, parenti.

Non mancano i membri del Cai brugherese, che espone lo stemma listato a lutto. Sono tutti ammutoliti, al termine del canto intonato da don Mario Longo, sacerdote di Mauro negli anni giovanili dell’oratorio, che con don Vittorino Zoia celebra il funerale. Con un groppo in gola e una commozione che il canto di montagna contribuisce a rendere più profondi.

La scalata al Monte Bianco
Probabilmente non c’era modo migliore per dare l’ultimo saluto allo scalatore, dato che Mandelli, operaio alla Magniplast di via Monza e residente in piazza Giovanni XXIII, era innamorato della montagna. Sognava di conquistare la cima del Monte Bianco. Per questo, domenica, aveva intrapreso con tre amici la scalata del Disgrazia (Sondrio), come allenamento in vista della ben più impegnativa cima. Anche per i compagni di cordata lo strapiombo è stato fatale. Hanno perso la vita con Mandelli anche Giuseppe Gritti, 46 anni, di Mezzago; Giuseppe Ravanelli, 46 anni, di Sulbiate; Alberto Peruffo, 51 anni, di Veduggio.

“Non smettiamo di salire, nella vita” ha detto il parroco don Vittorino Zoia nel corso dell’omelia. “Mauro, e gli amici che hanno perso la vita con lui, ci dicono di non smettere di salire”.

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