Una sola omelia, dieci voci diverse: ecco cosa ci ha detto l’Arcivescovo

Giovedì non ho voluto mancare alla Santa Messa dell’Epifania con l’Arcivescovo Mario Delpini. E sono stato piacevolmente sorpreso. A parte il suo modo affabile e semplice di incontrare le persone anche solo con una stretta di mano e il suo guardarsi intorno con un sorriso pieno di meraviglia, a me così è sembrato, appena seduto alla sede di presidenza dell’assemblea, mi ha molto colpito la sua omelia. A dir la verità, più che un’omelia, mi è sembrata una vera meditazione piena, ancora una volta, di meraviglia. Quel suo insistere “sono venuti per adorare Gesù” pareva un mantra ripetuto più e più volte quasi a volerlo far penetrare nel profondo del suo e nel nostro cuore. Come se anche lui volesse assumere lo stesso scopo. E attorno a questo scopo, osservare le reazioni della città; ancora un mantra ripetuto con infine motivazioni “andate via voi”. Come se anche lui sentisse intorno, nella città, ripetuto quel rifiuto.
Per lasciarci infine con quelle tre domande proposte con delicatezza, quel “forse inquietano o almeno richiamano anche noi”, che riportano l’esperienza dei magi nella nostra vita di tutti i giorni: “Qual è lo scopo della nostra vita? Qual è il frutto della nostra sapienza? Qual è il risultato del nostro fare?”. Tre domande a cui rispondere per portare a compimento anche lo scopo del nostro viaggio.
Alla fine mi è scappato un “Bella… ma che bravo!”.