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Noi Brugherio

Buffalo Bill Oriani, da sognatore e magnate a piccolo truffatore

Cronaca

Buffalo Bill Oriani, da sognatore e magnate a piccolo truffatore

logo 150esimoa cura della Biblioteca Civica

Qual è il personaggio più avventuroso che abbia mai calcato le strade di Brugherio?
Facile rispondere, almeno per chi ne ha sentito solo vagamente parlare.
Ci riferiamo ad Arturo Oriani, monzese d’origine, che alla morte del padre ereditò case e terreni a San Damiano, dove subito si stabilì.

Oriani fondatore del corpo musicale di San Damiano
Oriani è soprattutto conosciuto in città come fondatore, nel 1906, del Corpo Musicale Vittorio Emanuele III di San Damiano, base costitutiva dell’attuale, gloriosa Banda di S. Damiano e S. Albino. Musicologo appassionato e primo Maestro del Corpo, il nostro eroe però vestì anche i panni del magnate e dell’agronomo, e con le belle donne e il gioco finì per rovinarsi del tutto. Per poco più di un lustro, sul finire dell’Ottocento, ricoprì anche l’incarico di direttore e gerente di un mensile, il “Bollettino del Comizio agrario monzese”, che oltre ad offrire informazioni ai coltivatori aveva una linea politica protezionista, atta a difendere le merci nazionali dalle speculazioni dei “forestieri”.
Ma il “Bollettino” fece anche in precedenza una grande battaglia per lo sviluppo del Canale Villoresi, il cui prolungamento da Monza all’Adda avvenne a partire dal 1884, toccando anche Brugherio.
Oriani sognava di coltivare specie esotiche in Brianza, fu promotore e ideatore a Monza di una straordinaria esposizione di cannoni che avrebbero dovuto sconfiggere la grandine, commerciò in vini e cavalli, aprì, sempre a Monza, la scuola Caprilli di equitazione. Tutto ciò che faceva, però, finiva sempre male. Vestito alla cavallerizza, con cappellaccio e fazzoletto al collo, amava girare per Brugherio quasi cercando le evoluzioni da rodeo, e infatti fra i bambini e i ragazzi si era guadagnato l’appellativo di Buffalo Bill. Nella primavera del 1914, ormai quasi in miseria, ne registriamo l’arresto a Milano, a causa di una “fitta rete di imbrogli” da lui ordita sotto le mentite spoglie di commerciante.
Nel decennio seguente, invece, le cronache segnalano le sue truffe ai danni di tassisti e vetturini, a cui aveva l’abitudine di non pagare le corse.
In quel periodo tornava ancora ogni tanto a San Damiano, dove mendicava ai suoi vecchi contadini un piatto di minestra. Morì in assoluta povertà, nella Casa per indigenti di via Colletta, a Milano.

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