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Noi Brugherio

Quattro medaglie per la Liberazione

Cronaca

Quattro medaglie per la Liberazione

Nella ricorrenza del 71° della Liberazione, si è svolta venerdì 20 maggio alle ore 11, presso il Teatro Manzoni di Monza, una cerimonia promossa dalla Prefettura in collaborazione con l’Anpi di Monza e Brianza; durante la quale sono stati premiati 45 tra partigiani, patrioti ed ex deportati ancora in vita (o recentemente scomparsi) della Brianza. I riconoscimenti conferiti: un attestato del Ministero della Difesa e una Medaglia della Liberazione, consegnata dal prefetto e dal sindaco delle rispettive città di appartenenza dei premiati.

Quattro le onorificenze a Brugherio
Quattro sono state le onorificenze giunte a Brugherio e consegnate (nelle foto a partire da sinistra): Luciano Modigliani, Giuseppe Meroni, Carlo Fiocco e ai parenti dello scomparso Paolo Ticozzi, che hanno ricevuto la Medaglia dal prefetto e dal sindaco Marco Troiano. «Alla cerimonia erano presenti numerosi cittadini oltre ai familiari, gli antifascisti e una nutrita presenza di studenti delle scuole di Monza – ha sottolineato Cesare Barmbilla dell’Anpi Brugherio –. Anche la nostra città era presente con un gruppo di studenti accompagnati dal dirigente scolastico Claudio Mereghetti. Per tutta la durata della cerimonia – ha aggiunto – sul grande schermo in fondo al palcoscenico è stato proiettato il documentario prodotto dalla scuola Kennedy di Brugherio (che ha partecipato al concorso scolastico sul 70° della Liberazione dello scorso anno) “Dal pane nero al pane bianco” (una serie di interviste degli studenti ai familiari su quel periodo.

Modigliani: «Sono commosso e torno a quegli anni»
«Un’emozione grande – ha confidato al nostro giornale Luciano Modigliani, tra i brugheresi che hanno ricevuto il riconoscimento –. Un grande effetto! Il 27 aprile 1945 sono stato liberato e ricevere questa onorificenza mi ha fatto molto piacere. Quando vado nelle scuole a raccontare quello che ho passato oltre ad emozionarmi vedo tanti giovani che si commuovono nell’ascoltare le mie parole e percepisco l’affetto dei ragazzi nei miei confronti. Il mio è un continuo ricordare e tornare a quei momenti dolorosi e mi domando sempre: perché il Signore mi ha salvato dalla prigionia? E la risposta che io mi do è: è stato un miracolo! Non può essere spiegato altrimenti! Sono tutti miracolati coloro che si sono salvati dal campo di sterminio nazista. Sono racconti a cui difficilmente si può credere dal tanto che sono dolorosi e agghiaccianti. Io avevo paura a raccontare quello che ho visto e vissuto perché ho sempre temuto che la gente non credesse alle mie parole. L’onorificenza mi commuove e mi sprona a continuare a portare la mia testimonianza soprattutto ai giovani perché sentano dalle mie parole quello che ho passato».

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