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Giacomo, estate solidale in Messimo

Cronaca

Giacomo, estate solidale in Messimo

Un’esperienza fatta lo scorso anno in Africa, un po’ di sana inquietudine e la voglia di partire ancora. È iniziato così per Giacomo Giardini, studente di San Damiano al terzo anno di filosofia, il percorso che lo ha portato quest’anno a stare per un mese nella piccola missione di Concordia, in Messico. «Avevo vissuto l’esperienza in Tanzania più come viaggiatore che come missionario e una volta tornato a casa sentivo che mi mancava qualcosa» racconta Giacomo. Da qui la decisione di seguire il cammino proposto dal PIME (Pontificio Istituto per le Missioni Estere): un percorso biennale che prevede un anno di formazione, l’esperienza missionaria e un altro anno per rielaborare e riflettere su quanto vissuto.

A Concordia, piccolo villaggio sulle verdi montagne messicane, Giacomo è stato mandato insieme ad altri tre giovani del PIME in supporto ai padri missionari lì presenti: «Di giorno solitamente ci dividevamo in due gruppetti. Due di noi accompagnavano il sacerdote a dire messa in uno dei 34 villaggi circostanti, mentre gli altri due rimanevano alla missione per attività con i bambini o per aiutare gli abitanti in lavori più manuali». Si tratta infatti di villaggi rurali, dove le istituzioni sono spesso latenti e sono i cittadini stessi a doversi attivare per risolvere problemi e mancanze.

«Il popolo mizteco, etnia indigena che abita queste zone, è spesso discriminato ed emarginato dal governo. C’è però al suo interno un fortissimo senso di appartenenza. Un giorno tutto il villaggio si era dato appuntamento per lavorare insieme alla riparazione di una strada dissestata». I quattro giovani hanno avuto l’opportunità di trascorrere tre giorni da soli in uno dei villaggi, animando le preghiere durante la giornata e portando le benedizioni a case, campi e animali.«Mi ha colpito l’attenzione che le persone avevano per noi. Quando passavamo per strada, venivamo invitati spesso ad entrare in casa, dove ci veniva offerto sempre qualcosa».

Tornando a casa, sono tanti i pensieri e i ricordi che restano dopo essere entrati in contatto con una realtà come questa, capace di provocare nel profondo con la sua ricchezza, ma anche con le sue contraddizioni. E quando chiediamo a Giacomo cosa abbia regalato a lui questa esperienza, ci risponde con la frase di un canto che risuona spesso a Concordia durante la messa: «Una sola cosa chiedo a Dio, che il dolore degli altri non mi sia indifferente».

 

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