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Noi Brugherio

La notizia della Pasqua: «Dio è venuto a cercarci». La meditazione di don Zoia

Comunità Pastorale

La notizia della Pasqua: «Dio è venuto a cercarci». La meditazione di don Zoia

di don Vittorino Zoia

Cosa ci dice, cari brugheresi, la Pasqua di quest’anno? Nelle varie risonanze che può avere in ognuno di noi, ci può dire che c’é un fatto nuovo nella storia, che abbiamo già visto a Natale. Un fatto nuovo, semplice, ma che noi cristiani riteniamo decisivo: l’uomo, che ha sempre cercato Dio – ci dicono così anche gli studi sull’uomo dei primi giorni -, ha sempre avuto nei riguardi del cielo una tensione, un rapporto espresso.

Dio è venuto a cercarci
Ecco, questo fatto ci dice che Dio stesso è venuto a cercarci. E in fondo è questo incontro, tra chi ci cerca da sempre e l’uomo, che da sempre in forme diverse lo cerca, che è accaduto duemila anni fa. In quel Paese che oggi chiamiamo Terra Santa, in quel Paese, tra quei villaggi – Nazareth, Betlemme, Gerusalemme.

Questo è il fatto fondamentale, non è una teoria, non un mito, non una favola, come qualcuno purtroppo ancora si attarda a dire. Si è offerto a noi nella povertà e nella semplicità di un bambino avvolto in fasce e deposto in una mangiatoia, nel suo cammino in mezzo a noi più che trentennale ha parlato, ha agito, suscitando in noi meraviglia, stupore, purtroppo rifiuto.

Una presenza semplice
La Pasqua ci dice che questa presenza si offre a noi nella maniera più semplice e decisiva, la presenza che si dona, tutto. Dice il Vangelo “li amò sino alla fine”. E quel gesto della cena che Gesù ha compiuto la vigilia della sua morte in croce, dice il senso di quella croce in mezzo a tutte le croci della storia. La croce ci dice di un Dio fatto uomo che non trattiene niente per sé nella sua atmosfera divina, bensì si concede: “Prendete e mangiate, prendete e bevete”.

È un Dio che si mostra nella sua semplicità e decisività dell’amore. Questa è la sua onnipotenza. Di un amore che niente e nessun peccato potrà mai scoraggiare, o farlo rientrare in un risentimento divino di fronte alla cattiveria umana. Questa è la semplicità di un amore per noi.

La fatica di vivere
Il mattino di Pasqua ci dirà che l’amore di questo Dio fatto uomo che si dona è l’amore che cambia il mondo. Anche se la storia di sempre, quella di questi giorni, sembra smentirlo. Lo registro leggendo, ascoltando, parlando così per strada, in piazza con la gente. C’é molta fatica sul vivere, angustiato da tante cose, ma mi pare di cogliere che ci sia una fatica dentro.
Allora io dico – e questo è il mio augurio – che davvero questo fatto semplice, che non si impone, ma che si pone dentro la nostra vita, davanti a me, a voi, a tutti, sia davvero capace, non per sua potenza, ma per nostra disponibilità, a puntare su di Lui, a lasciarci attirare da Lui. Ci ha detto Lui stesso: “Quando sarò innalzato a terra attirerò tutti a me. Lasciamoci attirare, perché l’amore così può essere solamente di un Dio umanizzato, fatto uomo come noi. È un Dio così che affascina la mia vita, che mi dà la forza, la gioia di camminare dietro a Lui, dentro questa vita con la comunità, con la città tutta. E allora lo dico in particolare a chi sta facendo fatica, a chi sta ricercando, a chi sta trovando il bandolo della matassa, la verità della sua vita.

La verità di una vita
Una verità che non conosca le luci ingannevoli di una esperienza che si conclude dal mattino alla sera, ma di una vita su cui poter costruire un edificio stabile, che resiste davvero alle intemperie e alle tempeste di cui ci parla il Vangelo di Matteo e di cui ci parla la vita quotidiana. Puntiamo su questo Dio fatto uomo, morto per noi e risorto. Puntiamo, non ci delude. Costituisce anche oggi la roccia per una ripresa di vita personale e sociale e civile a tutti i livelli.

Un punto stabile, un punto, per dirla con il Papa emerito Benedetto che ci dà la possibilità di discernere ciò che costituisce la vita da ciò che la distrugge, al di là degli intellettuali di turno. Un punto su cui poter puntare per una vera umanità, come ci ricorda Papa Francesco, specialmente le periferie umane, esistenziali e geografiche. Vi faccio questo augurio con tutta la mia cordialità. Io, e non solo io, punto su di Lui, non perché sono bravo, ma perché trovo lì ogni giorno il senso della mia vita.

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