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Un sandamianese in Zambia: l’impegno di don Roberto per i ragazzi e la comunità di Mazabuka

Don Roberto Piazza
Don Roberto Piazza, nativo di San Damiano, è missionario in Zambia

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Un sandamianese in Zambia: l’impegno di don Roberto per i ragazzi e la comunità di Mazabuka

Don Roberto Piazza è a Mazabuka in Zambia. Originario di San Damiano è dal 2018 missionario fidei donum nella zona meridionale del paese africano. Lo avevamo contattato quando era scoppiata la pandemia ed i timori che la situazione in Africa esplodesse erano molto alti. Invece «il paese non è stato quasi toccato dal Covid 19, i morti per fortuna sono stati pochi», ci racconta. «Sicuramente però ha toccato a livello economico. Il problema più grosso di questo paese è che non ha il petrolio, lo deve sempre importare e quindi il prezzo del carburante è quello che fa la differenza. Mentre per l’energia elettrica non ci sono problemi, perché la producono sfruttando l’acqua abbondante del paese. È critica la situazione dei trasporti soprattutto su gomma. Qui abbiamo solo una ferrovia, che non possiamo dire che funzioni e quindi il trasporto su ruota, che maggiormente subisce l’influsso della variazione del prezzo del carburante, è essenziale. Se il kwacha, la moneta zambiana, in una settimana perde il 25% del valore senza sapere il perché, come è accaduto recentemente, capite come anche i costi dei prodotti subiscono aumenti impossibili da sostenere per la popolazione locale specialmente con tutti i prodotti che devono essere importati, come ad esempio il cemento».

Alcuni eventi positivi sono però capitati, ci dice don Roberto. «Il cambio del presidente avvenuto l’anno scorso sembra promettere bene, sembra competente e sembra dare fiducia alla gente. L’Africa è spesso sotto il potere della Cina, che realizza molte opere, che poi però i paesi africani non sono sempre in grado di pagare in denaro, vedendosi così costretti a farlo con materie prime o terreni. Anche da noi i cinesi hanno fatto la strada che collega la capitale a Mazabuka, che era una cosa assolutamente improponibile quando sono arrivato in Zambia. Ora stanno costruendo altre due strade importanti di cui beneficerà la città. Quindi ringrazio i cinesi per questo perché è positivo per il paese, ma se mi chiedete quale è il prezzo che deve pagare non lo so».

Altro intervento del presidente «è la riforma delle scuole pubbliche che ora sono libere e non più a pagamento. Ha assunto anche 30mila maestri. Ora che tutti vanno a scuola, però, gli viene contestato che non ci sono le strutture sufficienti. Qui i bambini sono tanti, ci sono classi di 60 alunni e oltre, fanno i turni ma non ci sono aule sufficienti».

Questo come quadro sociopolitico. A livello ecclesiale invece la comunità di fidei donum ambrosiani sta seguendo tre progetti. «Il primo è quello di ultimare la costruzione del complesso parrocchiale realizzando, come per la Basilica di Sant’Ambrogio a Milano, un cortile davanti alla chiesa con ai lati le aule per la pastorale, come se fossero delle braccia che accolgono. Nel cortile vorremmo realizzare il battistero, permettendo a chi viene di fare un percorso dove la chiesa abbraccia il discepolo che riceve il battesimo per andare verso l’eucarestia. Questo è un po’ un sogno, non so se ce la faremo ma l’idea sarebbe questa».

Il secondo progetto «che stiamo seguendo in questi ultimi 2 anni, è legato ai ragazzi che io definisco di strada ma che non lo sono totalmente perché hanno le loro famiglie, i loro riferimenti, le loro case. Ma sono più o meno abbandonati, la famiglia o chi sta dietro a loro non è in grado di prendersene cura, per cui hanno difficoltà a lavarsi, a mangiare. E tutto questo li spinge ad andare in centro città a mendicare per recuperare qualche moneta. Abbiamo quindi cercato di creare delle relazioni con loro, dandogli un pasto quando vengono trovarci e qualche opportunità di lavoro». Quest’anno, continua, «gli abbiamo proposti di andare a scuola. È un gruppo di una decina di ragazzi dai 10 ai 14 anni. Hanno finito il primo quadrimestre, i voti non sono buoni, ma hanno accettato di andare. Quindi a mio parere il risultato è abbastanza buono, era forse un sogno pretendere di più e forse già questo lo è. Ho trovato una scuola che gli prepara tra l’altro la merenda alla mattina ed ho contattato un maestro che vi fa volontariato, chiedendogli se li può seguire più da vicino». Qualche giorno fa «sono andato a ritirare i loro risultati, a chiedere di loro alle maestre, mentre non c’era alcun parente. Mi sono detto, caspita sto facendo la mamma che chiede come è andato il bambino! Mai avrei pensato che a 57 anni mi sarei trovato a fare la mamma!». L’approccio è quello di muoversi «passo passo. Adesso sono in vacanza per un mese e poi vediamo come andrà, se continuare o meno. Non lo sappiamo».

Per ultimo, ci conferma don Roberto, «l’anno scorso, inizio 2022, la diocesi ci ha affidato un ristorante di sua proprietà che è anche una scuola alberghiera, per dirla all’italiana. Ci sono dei corsi di 2 anni, dal cameriere, al cuoco, alla gestione alimentare, in modo da prepararsi a lavorare nel settore turistico. Oltre alla scuola c’è il ristorante, don Stefano sta seguendo il progetto. Per ora rinnovando la struttura e dando linee guida a livello economico e gestionale. La difficolta adesso è che spesso gli studenti arrivano con la borsa di studio assegnata dal governo, ma stiamo ancora aspettando che arrivino i soldi stanziati! Tra l’altro i studenti fanno il tirocinio in alcuni lodge della zona e dobbiamo accompagnarli».

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