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In 22 a Strasburgo per il pellegrinaggio di Taizé

Comunità Pastorale

In 22 a Strasburgo per il pellegrinaggio di Taizé

Il gruppo di 22 giovani brugheresi che con don Alessandro Maggioni hanno partecipato all’Incontro di Taizé a Strasburgo a cavallo del capodanno 2014

Sono tornati da Strasburgo nella notte, in pullman, dopo un viaggio di 500 chilometri durato 7 ore. Con nel cuore “la bellezza delle cose semplici”, racconta don Alessandro Maggioni.

Il sacerdote ha accompagnato 22 ragazzi delle parrocchie brugheresi all’Incontro dei giovani europei, il “Pellegrinaggio di fiducia” organizzato come ogni anno dalla comunità di Taizé (www.taize.it) in una città diversa d’Europa. Questa volta è toccato alla città alsaziana, mentre la prossima edizione, a fine 2014, sarà a Praga.

Al terzo “pellegrinaggio di fiducia” in terra straniera, don Alessandro conferma che “è ogni volta straordinario trovare delle famiglie che aprono le porte di casa a degli sconosciuti”. Un’ospitalità, aggiunge, che è, “nel nome di Cristo, come ha ricordato durante le meditazioni serali frère Alois, priore della comunità di Taizé che ha raccolto l’eredità dello storico fondatore frère Roger” (clicca qui per leggere i testi integrali delle 4 riflessioni).

A Strasburgo i ragazzi hanno incontrato 30mila coetanei provenienti da diverse culture. Tra questi 4.500 polacchi, 2.600 ucraini, 1.400 italiani, 1.200 croati, 1.000 bielorussi solo per citare le nazionalità più rappresentate. Oltre naturalmente ai doppi padroni di casa: i francesi e i tedeschi. Le 200 parrocchie ospitanti (nello stile tipico dell’Incontro i ragazzi hanno alloggiato in famiglie che hanno aperto loro le porte di casa) erano infatti dislocate sulle due sponde del Reno, fiume che disegna il confine tra le due nazioni. Una regione d’Europa scelta dagli organizzatori “in quanto simbolo di riconciliazione dopo le terribili guerre del XX secolo”.

Un’entusiasta massa di decine di migliaia di giovani ha la forza di coinvolgere anche chi non si dice credente. “Una delle 6 organizzatrici nel paesino di 900 anime a 20 km da Strasburgo che ci ha ospitato – racconta la brugherese Jessica Fossati, 24 anni – ci ha spiegato di non frequentare la chiesa né la parrocchia. Ma quando ha saputo della proposta di ospitare dei giovani cristiani si è sentita chiamata a mettersi in gioco anche lei, a fidarsi”.

La fiducia è stato uno dei temi fondamentali posti all’attenzione dei giovani. Si può esercitare nel silenzio davanti a Dio oppure guardando e ascoltando Cristo, ha predicato frére Alois. Il quale non ha fatto mancare un richiamo all’unità dei cristiani: “Vorrei trovare le parole giuste – ha detto il priore la sera del 30 dicembre – per chiedere ai cristiani delle differenti Chiese: non c’è un momento in cui bisognerebbe avere il coraggio di metterci insieme sotto lo stesso tetto, senza aspettare che tutte le definizioni teologiche siano pienamente armonizzate? Non è possibile esprimere la nostra unità nel Cristo (lui che non è diviso), sapendo che le differenze che rimangono nell’espressione della fede non ci dividono? Ci saranno sempre delle differenze: certune saranno normali soggetti di discussione, altre potranno anche essere un arricchimento”.

Anche Papa Francesco ha voluto essere vicino ai ragazzi, con un messaggio che ha ricordato l’Incontro dello scorso anno nella capitale. “Roma – ha scritto il Pontefice – si ricorda con gioia del vostro incontro europeo dello scorso anno e soprattutto della bella preghiera che ha riunito insieme al Papa Benedetto XVI migliaia di giovani in Piazza San Pietro. Il Papa conta su di voi perché attraverso la vostra fede e la vostra testimonianza, lo spirito di pace e di riconciliazione del Vangelo si diffonda fra i vostri coetanei”.

La sfida, dopo 4 giorni fuori dal comune in una città straniera passati fraternizzando con persone estranee fino a pochi minuti prima, è come sempre portare nella parrocchia di casa, nel quotidiano, qualcosa di quell’esperienza. “Frère Alois l’ha ripetuto più volte – conclude Fossati -: l’amicizia che abbiamo vissuto in questi giorni deve aiutarci a rendere le nostre comunità luoghi di amicizia, dove ci si interessa delle persone e si è aperti all’incontro con gli altri”.

Articolo tratto dal sito chiesadimilano.it

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