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A febbraio riprendono gli incontri sul Concilio vaticano II

Comunità Pastorale

A febbraio riprendono gli incontri sul Concilio vaticano II

Riprendono, dopo la pausa  natalizia le proposte di formazione per l’anno della fede della Comunità pastorale Epifania del Signore
Il prossimo appuntamento con il percorso sul Concilio Vaticano II a cinquant’anni dalla promulgazione sarà dopo Natale: il primo febbraio a Sant’Albino don Eros Monti, già Vicario Episcopale della Diocesi di Milano, parlerà di  Fede e Gaudium et spes.

L’ultimo incontro, lo scorso 16 novembre è stato tenuto da don Giovanni Mariani, sacerdote della Comunità pastorale brugherese e docente di Teologia in seminario. Tema: la Sacrosantum Concilium

Don Giovanni, la Sacrosantum Concilium  si può ritenere un documento compiuto o no?
Ci sono testi che hanno bisogno di un processo di assimilazione molto lungo.
La Sacrosantum Concilium è uno di questi: si può ritenere a metà strada. Questa tipologia di sviluppo e di eventi richiedono tre o quattro generazioni. A 50 anni  siamo a metà del guado.
E non è strano che siamo a questo punto.

La liturgia in tutte le sue forme, è davvero culmine e fonte della vita delle comunità cristiane?
Se guardassimo solamente ai numeri dovremmo dire di no.
Il dieci per cento delle persone che vanno a messa nella diocesi di  Milano dovrebbe farci dire che ormai non è più così.
Ma non ci si può fermare solo alla statistica in questo caso.
La riforma liturgica è stata fatta e finita. Un traguardo importante. Ora resta però un altro aspetto da portare avanti.

Quale?
Il compito della formazione alla riforma e l’«adattamento» alle comunità cristiane.

Cosa vuol dire fareformazione sulla riforma liturgica?
Occorre distinguere diversi livelli: i capitoli dal  14 al 20 di questo documento sono dedicati all’educazione liturgica.
Educare alla partecipazione liturgica significa formare alla consapevolezza del tipo di «attività» che si sta facendo.
Significa  educare all’esperienza spirituale.
Chiedersi come facciamo formazione cristiana.

Quali tipi di cambiamenti ha introdotto la Sacrosantum con­cilium e la sua applicazione conseguente nella vita concreta della comunità cristiana?
Una volta, potremmo dire, che a celebrare si imparava celebrando.
Il Concilio ha interrotto la catena del coinvolgimento «pratico» ed ha spostato l’asse sul versante di senso, spirituale.
Per fare due esempi, non si recitano più rosari in mezzo alla messa, non si dicono più litanie.

Che cosa è richiesto, dunque, in un processo di cambiamento del genere?
Che cresca la consapevolezza: l’assemblea deve vivere bene la messa ed essere educata alla celebrazione e alla partecipazione liturgica

Dunque, non solo il prete deve sapere che cosa sta «succedendo» Che cosa chiede la ritualità rinnovata agli animatori?
Richiede vivere i gesti, non solo dirli. Richiede la formazione di chi li deve vivere e la formazione di chi deve celebrare.
In questo ultimo caso,quello dei celebranti, la lezione accademica può andar bene per la liturgia sacramentaria. Ma per chi la deve vivere la messa? Direi di no.
Nel caso degli animatori, poi, molto spesso  non sono formati.
Anche per questo sono nate iniziative per supportarli, come la quattro giorni animatori liturgici che da alcuni anni viene proposta dalla Diocesi di Milano.

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