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Divertenti, surreali, improbabili: le fake news nella storia delle mongolfiere

Bartolomeu de Gusmão presenta la sua invenzione al re di Portogallo Giovanni V di Braganza (particolare). Dipinto di Bernardino Souza Pereira conservato presso il Museu Paulista Da Usp. foto da Wikipedia
Bartolomeu de Gusmão presenta la sua invenzione al re di Portogallo Giovanni V di Braganza (particolare). Dipinto di Bernardino Souza Pereira conservato presso il Museu Paulista Da Usp. foto da Wikipedia

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Divertenti, surreali, improbabili: le fake news nella storia delle mongolfiere

Ha fatto notizia la ricerca di uno storico cremasco che ipotizza il volo di una mongolfiera, a Crema, qualche mese prima del primo storico volo di Paolo Andreani a Moncucco. Se confermata, sposterebbe il primato del primo volo italiano da Brugherio a Crema. Analisi più approfondite, nei prossimi mesi, probabilmente sveleranno la verità. La prudenza è d’obbligo in un campo nel quale la realtà storica è stata spesso superata da suggestioni e fantasie. Come ci racconta lo storico locale Giuseppe Sardi in quest’articolo che, senza entrare ancora nel merito della scoperta cremasca, ci racconta le “fake news” dell’aerostatica.

di Giuseppe Sardi

Immergersi nelle cronache dell’aerostatica non è semplice, anzi le fake news sono spesso dietro l’angolo. Il caso più clamoroso è quello del gesuita Bartolomeu de Gusmão che sembra aver ottenuto addirittura un vitalizio dal re portoghese per avere compiuto un volo con la propria rudimentale macchina volante, nel lontano 1709. Se non che, studi successivi, lo smentiscono. Secondo altri, invece, un prete ortodosso di Riga, avrebbe realizzato un’ascensione a metà ‘700, quando gli inventori della mongolfiera, i fratelli Montgolfier erano però ancora in fasce.

Marco Majrani, autore dell’interessantissimo libro dal titolo Paolo Andreani, di recente pubblicazione, cita Francesco Adorna. Taluni sostengono che quest’ultimo avrebbe compiuto un’ascensione addirittura due anni prima dell’Andreani in val di Vigezzo, nel 1782. Ma ogni accurata documentazione, evidentemente, si è persa nella brezza montana.

L’improbabile volo russo e il francobollo del volo fantasma

Sempre Majrani racconta che a Ryazan, a meno di duecento chilometri da Mosca, avrebbe volato un improbabile pallone ad aria calda, nel 1731, con a bordo un tal Kria Kutnoi. Chissà, forse un militare, forse un diacono. Ad oggi però non abbiamo alcuna documentazione rilevante e la datazione appare sicuramente anacronistica sui tempi. Curioso è però che le poste dell’Unione Sovietica, nel 1956, abbiano emesso un francobollo commemorativo, celebrando così il 225 esimo anno di un volo “fantasma”.

Poi, ci mette lo zampino anche l’iconografia dei primordi del volo. Giungiamo così a Vincenzo Lunardi, contemporaneo dell’Andreani, il quale venne raffigurato a bordo di un aerostato assieme allo studioso Biggins e a Madame Blanchard, salutando festanti gli spettatori sottostanti. Nulla di più falso. A Londra, quel giorno, l’aeronauta toscano preferì all’ultimo istante rimanere con i piedi ben ancorati a terra. La romantica coppietta ascese quindi sola al cielo lontano da sguardi indiscreti.

Quella sfilza di nomi inventati nel giardino di Moncucco

C’è anche un letterato, a metterci del suo, il cremonese Vincenzo Lancetti. Nel suo lunghissimo componimento Aerostiade, inventò di sana pianta una sfilza infinita di nomi di personalità importanti che sarebbero stati presenti nel giardino di Moncucco, nel giorno del grande evento di Paolo Andreani. Ma l’intento dell’autore fu, in realtà, solamente quello di onorare il volo del conte milanese, e non di una veritiera ricostruzione storica. 

La confusione sui Montgolfier

Persino la confusione sui fratelli Montgolfier regna sovrana. E sì che sono considerati gli inventori della mongolfiera, che a loro è debitrice del nome. I più pensano che siano loro ad essere stati i primi al mondo a volare su Parigi. In realtà, le cose andarono molto diversamente: promisero al padre che non avrebbero mai volato. Da qui si iniziò a ritenere che quella promessa fu mantenuta. Ma la ricerca documenta una realtà ancora una volta diversa: almeno uno dei due trasgredì la solenne promessa e fece parte del glorioso equipaggio che si innalzò sul cielo di Lione. Era il 19 gennaio 1784. L’articolo venne pubblicato su di un numero della Gazzetta Enciclopedica di Milano qualche giorno dopo. Del resto si sa, le bugie hanno le gambe corte.

Poi vi è il caso del veneziano Marco Barbaro, il quale con tutta tranquillità dichiarò a mezzo mondo che avrebbe realizzato l’ascensione a Moncucco assieme a Paolo Andreani. Ne era certo. Ma sappiamo che quel volo, non riuscì neppure a vederlo con il binocolo.

I prodi compagni dell’Andreani invertiti per 200 anni

E che dire dei due prodi compagni dell’Andreani, nel volo del 13 marzo, i “nostri” Giuseppe Barzago e Gaetano Rossi? Il loro nome e cognome venne invertito, fin da principio, e così, con nonchalance, Giuseppe Barzago divenne il signor Rossi, e viceversa. A restituire loro la corretta identità, non basteranno duecento anni.

Del resto, sorte analoga, toccò anche al conte milanese, soprattutto nelle cronache estere, dove Andreani da count Andriani, divenne Andrian, poi Landreani, fino ad essere scambiato per il contemporaneo Marsilio Landriani. Peccato che quest’ultimo, pur essendo appassionato di aerostatica, godeva di tutt’altra fama e personalità.

Fu comunque anche lo stesso Paolo Andreani, a metterci del suo. E questa volta, per poco, non la combinò grossa. Alla vigilia del volo di Moncucco, infatti, scrisse al fratello Gian Mario dell’imminente suo esperimento. Peccato però che il contino sbagliò clamorosamente data, scrivendo come anno il 1774 anziché il 1784.  A dargli retta, quindi, Andreani avrebbe avuto solo undici anni, al momento dell’ascensione. Ma sappiamo che non fu così.

La bufala della presenza dell’imperatore Giuseppe II

Ecco poi spuntare la Gazzetta Universale del marzo del 1784 a depistarci allegramente sui dettagli del volo di Moncucco, ove circa alle 19 italiane fu fatto innalzare un pallone alla presenza di S.A.R. [Sua Altezza Reale] e di molta Nobiltà. Quasi più fakes che parole: l’ascensione infatti ebbe luogo verso mezzogiorno, mentre l’imperatore Giuseppe II, come è noto, era in quel momento in ben altro affaccendato. 

Si legge poi che Giuseppe Parini scrisse due sonetti in onore del giovane conte. Dopo un anno di ricerche spasmodiche tra letteratura e archivi, oltre che una tesi sull’argomento, di uno dei due, non c’è però traccia. È il mistero del sonetto scomparso. E che dire poi di cascina Seregna dove il pallone dell’Andreani discese rocambolescamente? In alcune cronache si parla di cascina Serena, mentre in altre si tramuta addirittura in Seregno. È il fascino della toponomastica.

Mongolfiere a Bologna, ma è in Francia

A proposito di quest’ultima: quanti palloni si elevarono all’epoca da Bologna! Peccato che in realtà, nella cronaca dell’epoca, fu solamente il nome italianizzato di Boulogne sur Mer, paese francese. Naturalmente in tutt’altro dove.

Lo strano caso della medaglia che celebra un non evento

Poi vi è lo strano caso del simpatico barone Josef Maximilian Von Lugendord, il quale nel 1786, programmò un volo nei pressi della tedesca Augsburg. L’esperimento però non venne mai portato a termine. Nonostante tutto, fu coniata una medaglia per celebrare il barone come il primo tedesco a volare.

Del resto, lo stesso Paolo Andreani, fu probabilmente testimone in prima persona di una delle più grandi fake news della storia, quando nel 1814 si diffuse anzitempo la notizia della morte della personalità più importante della sua epoca: Napoleone. Il tutto si diffuse come un lampo a Londra, con conseguenze imprevedibili sulla borsa londinese.

Fake news dichiarate

Anche alcuni amici un po’ birbantelli dell’Andreani si misero di mezzo. Fu il caso di John Quincy Adams. Nel 1769 dichiarò candidamente di essersi dedicato in gioventù alla creazione di notizie false ed esagerate con l’intento di indebolire l’autorità reale britannica nel Massachusett. Risultato? Diventò in seguito presidente degli Stati Uniti.

La più grande delle bufale: l’avvistamento dei «lunariani»

In ogni caso, la più grande bufala di tutti i tempi della storia del volo, doveva essere ancora scritta.

Tra il 25 e il 31 agosto 1835, infatti, il New York Sun raccontò per ben sei giorni in prima pagina le scoperte che sir John Herschel aveva fatto con il suo gigantesco telescopio nei pressi del Capo di Buona Speranza. Secondo questi articoli, Herschel era riuscito, con il suo potente telescopio, ad osservare sulla Luna diverse forme di vita, compreso gli umanoidi lunariani. Tutta una bufala. Così, lo studioso, dovette trascorrere il resto dei suoi giorni a spiegare l’“equivoco”. E sì, che il padre di John, il celebre Friedrick William Herschel, fu un astronomo di tutto rispetto, e per giunta amico del nostro Paolo. Chissà quante cose interessanti gli raccontò, quella notte, osservando i pianeti, quando quest’ultimo gli fece visita a Londra: aveva scoperto Urano. Altro che storielle. Fu una di quelle rare volte in cui l’Andreani rimase in silenzio ad ascoltare per ore. Sotto il cielo di stelle. A bocca aperta.

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