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Noi Brugherio

Buona Pasqua ai lettori con la riflessione del parroco don Vittorino Zoia

Safet Zec, Drappo, 1999, collezione privata, immagine scelta dalla Comunità pastorale per gli auguri di Pasqua 2019

Comunità Pastorale

Buona Pasqua ai lettori con la riflessione del parroco don Vittorino Zoia

L’urto del tempo e la speranza che ci accompagna

 

di don Vittorino Zoia

Alcune reazioni all’incendio di Notre-Dame, il dramma della guerra in Libia, soprattutto le parole di tante persone che incontro, mi danno la percezione di una diffusa sensazione di fatica del vivere. È un atteggiamento che si traduce poi in un tirare avanti, un sopravvivere a se stessi piuttosto che affrontare la vita, pur a volte nei suoi risvolti di difficoltà, durezza, oscurità.

Celebrando questa Pasqua, mi pare dunque opportuno richiamare, prima a me stesso e poi a tutti i credenti, che davvero si può resistere “all’urto del tempo” sul nostro cammino.

Ripartire è possibile: non con uno sforzo titanico di chi in qualche modo non vuole rassegnarsi. Piuttosto, raccogliendo quella voglia di vivere che molto spesso è costretta alle corde. Raccogliendola e mettendola davanti all’annuncio pasquale: è una Presenza più forte della morte, ci accompagna e possiamo contare su di essa. Lo sappiamo bene: “l’urto del tempo” ha bisogno di questa Presenza per essere affrontato e, conseguentemente, per consentirci di vivere pienamente il quotidiano con tutto noi stessi. «Cristo ci è necessario» (San Paolo VI).

La pagina del Vangelo di Luca, capitolo 24, raccontando dei discepoli di Emmaus illustra molto meglio delle mie parole questa certezza, questo stile di resistenza e di ripresa. È un brano di Vangelo che, a mio avviso, ci interpreta più che mai nel nostro oggi.

I volti tristi e disperati dei discepoli («speravamo…») riconoscono infine questa Presenza che rimette in gioco. Nella notte ritornano a Gerusalemme: la città della tomba sigillata è diventata la città a cui ritornare per ripartire, per dire e dare il Nome di questa Presenza che ci accompagna.

«Gli uomini e le donne della Palestina del primo secolo hanno fatto esperienza di qualcuno che non avrebbero dimenticato più, che li avrebbe sostenuti negli anni di ministero, nella sofferenza e, in alcuni casi, nel martirio. E quello che videro era Gesù, risorto dai morti». È possibile vivere.

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