Politica
Processo Ronchi, tutto si gioca su una lettera
Ha rinunciato al patteggiamento «perché sono innocente e lo voglio dimostrare» e dunque giovedì Maurizio Ronchi si è trovato in tribunale a Monza per il processo che lo vede imputato. La prima udienza è stata caratterizzata dalla testimonianza del maresciallo Nunziato, della Procura di Monza, che ha coordinato le indagini. Il militare ha ricostruito la vicenda, ben nota, per cui il gestore della centrale elettrica di via Galilei avrebbe realizzato più pannelli solari di quanti previsti dalla prima autorizzazione concessagli da Regione e Comune. La questione, per la città, è già chiusa. In quanto l’ente preposto alla verifica, dopo una serie di procedimenti, ha autorizzato l’ampliamento (accettando lo stato di fatto di un’opera già completata anziché chiedere la demolizione dell’eccesso). Dunque l’area resterà così com’è, continuando a produrre energia pulita.
C’è da valutare se, invece, sono riscontrabili condotte irregolari personali. Perché l’accusa sostiene che Ronchi abbia firmato una lettera di autorizzazione all’ampliamento, sebbene non potesse farlo (qui starebbe l’abuso d’ufficio di cui è accusato). L’atto era infatti prerogativa dei dirigenti comunali. Secondo Ronchi, e il suo avvocato Lino Fossati, non si può considerare quella missiva un’autorizzazione, ma sarebbe una semplice dichiarazione di intenti del sindaco, subordinata a successivi passaggi e verifiche.
Il maresciallo ha inoltre affermato che costruire i pannelli entro fine 2010 avrebbe concesso un incentivo al gestore della centrale, in 20 anni, superiore di 1.200.000 euro rispetto all’edificazione nel 2011.
A fine mese la seconda udienza con i testimoni Di Lucchio, Nunziato, Guidetti, Lauber e le dichiarazioni di Ronchi.
