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L’uomo, il progresso, la libertà: per una «ecologia umana»

Comunità Pastorale

L’uomo, il progresso, la libertà: per una «ecologia umana»

di Dario Beretta

Alcuni fatti lasciano l’impressione che per la mentalità di oggi più diffusa si possa modificare a piacimento la natura dell’essere umano, secondo le scelte individuali, senza pensare alle possibili conseguenze. Ricorda l’atteggiamento con cui si sono sfruttare le risorse naturali e l’ambiente fino a provocare i disastri che abbiamo tutti sotto gli occhi.

Lo scorso giugno il settimanale inglese Economist ha dedicato un numero alla legalizzazione della eutanasia e del suicidio assistito. La nuova direttrice della rivista, Zanni Minton-Bedoes spiega che «l’Economist sostiene l’eutanasia in coerenza con i sui principi morali, anzitutto la libertà individuale, per cui le persone dovrebbero avere il diritto di stabilire quando morire».
«Agli adulti competenti – osserva ancora – è consentito di fare altre scelte di grande importanza, irrevocabili: cambiare il proprio sesso, abortire. Le persone meritano lo stesso controllo anche sulla propria morte».

Mi sembra significativo questo accostamento tra inizio e fine della vita(aborto,eutanasia) e sessualità(uno dei determinanti fondamentali che danno forma alla persona umana). Tutto viene considerato modificabile secondo le indicazioni della libera scelta dell’individuo isolato, senza nessuna relazione con gli altri esseri umani e senza valutazione delle conseguenze.
Ma ci sono nel mondo scientifico anche segnali di tipo diverso. Di recente è stato proposto di intervenire per la modificazione del patrimonio genetico dei figli concepiti in provetta per introdurre dei geni che possono evitare l’insorgenza di malattie congenite. Ma già si profila il progetto dei “designer babies”,dei bambini progettati a richiesta. Eric Landern è uno dei massimi esperti di genetica che lavora all’università di Harvard e al MIT di Boston. In un editoriale del New England Journal of Medicine del 2 luglio commentava le recenti scoperte che permettono di modificare il genoma umano. Dal punto di vista tecnico fa notare che le nostre attuali conoscenze sono limitate per capire le interazioni tra i diversi geni. Dal punto di vista etico fa questa osservazione: alcuni ritengono che la decisione se fare o no questi interventi sui figli spetti solo alla libertà dei genitori. Ma lui personalmente sottolinea che questo non basta: una modificazione del genoma umano sarebbe permanente, tali geni potrebbero essere trasmessi e diffondersi nelle successive generazioni,con conseguenze non prevedibili.

Fa notare che certe scelte sul genoma umano potrebbero essere “senza ritorno”. Sottolinea che l’autonomia dei genitori deve essere bilanciata dalla responsabilità verso le generazioni future.
Mi sembra importante che dal mondo scientifico arrivi una indicazione in questa direzione:la libertà di scelta individuale non si regge senza la responsabilità verso la comunità umana e la sua storia.
Non si tratta di scegliere tra il progresso e l’immobilismo, ma tra un cambiamento che fa crescere la comunità umana e un “Saccheggio della natura” che rende più difficile la vita delle persone. Come dice Papa Francesco «il cambiamento è qualcosa di auspicabile, ma diventa preoccupante quando si muta in un deterioramento del mondo e della qualità della vita di gran parte della umanità».

Oggi(in tempi in cui sembra che la libertà individuale senza limiti sia l’unica legge)chi parla di rispetto della dignità del  figlio concepito o respinge la “Cultura dello scarto” che propone l’eutanasia è un po’ come chi parlava di difesa dell’ambiente durante gli anni del boom industriale: Viene considerato un ingenuo, uno sprovveduto che non capisce le esigenze del progresso.

Non bisogna perdersi di coraggio. Come diceva Papa Francesco in Ecquador commentando il miracolo delle nozze di Cana. «Il vino migliore sta per venire per tutti quelli che oggi vedono crollare tutto. Sussurratelo fino a crederci:il vino migliore sta per arrivare!E sussurratelo a quelli disperati o a quelli disamorati. Dio si avvicina sempre alle periferire di quelli che hanno da bere solo scoraggiamento».

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