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Al Museo Diocesano la tavola brugherese sparita nel 1925

Cultura

Al Museo Diocesano la tavola brugherese sparita nel 1925

Riemerge oggi dopo novant’anni un capolavoro dell’arte del ‘400. Dall’ombra di una collezione privata, la tavola di Giusto di Ravensburg torna visibile al pubblico, in mostra al Museo Diocesano di Milano, dal 6 febbraio all’8 marzo.

Realizzato nel ‘400, il prezioso trittico ha abbellito la chiesetta di Sant’Ambrogio, in via dei Mille a Brugherio, fino al 1925. Quando Antonio Dubini, proprietario della cascina e della chiesa, appena prima di vendere le sue proprietà brugheresi alla famiglia Cavajoni Bologna, prelevò la tavola per portarla nella propria abitazione milanese.

Oppure, per utilizzare le parole delle cronache parrocchiali dell’epoca, la “asportò furtivamente” e “non senza vive e lunghe proteste e minacce della V. Curia e del parroco”. I brugheresi poterono rispondere con poco più che una protesta. Da quel giorno nessuno, se non il fortunato proprietario, potè vederla più.

Una copia della tavola sostituisce oggi l’originale di Giusto da Ravensburg

L’anno successivo, la famiglia Dubini pensò di rimediare inviando a Brugherio una copia del dipinto. Che non è la stessa cosa, ma che qualche valore artistico continuava a mantenerlo. Tanto che fu poi rubata da ignoti negli anni ’90. Oggi, al suo posto, si trova una ulteriore copia.

L’originale è del 1400 e non è dato sapere se fu commissionato dalle monache che in quel tempo erano proprietarie dell’allora convento di Sant’Ambrogio (rimase in loro possesso fino ai primi dell”800 e fu utilizzato come luogo di riunioni della congregazione), oppure se fu portato lì tempo dopo. Le prime testimonianze scritte della presenza della tavola si trovano nei documenti relativi alle visite pastorali del 1763. Sono i testi recentemente indagati per approfondire la traslazione delle reliquie dei Re Magi dalla chiesetta di Sant’Ambrogio alla parrocchiale di San Bartolomeo. La minuziosa descrizione lì riportata, insieme all’insolito soggetto, non lasciano dubbi: si tratta della stessa opera.

Mons. Luigi Ghezzi, nel 1942, scriveva però che forse era un bene che la tavola fosse stata asportata da Brugherio:

Fu contestato il diritto dei Dubini ad asportare la tavola; ma la cosa fu accomodata dalle competenti autorità ecclesiastiche; e i Dubini fra l’altro furono impegnati a mettere in S. Ambrogio di Brugherio una copia del trittico, ma che non può vantare certo nessuno dei pregi dell’antichissima pala.

E forse fu un bene che le cose andassero così. Se lasciata a Sant’Ambrogio di Brugherio quella tavola sarebbe andata sempre più deperendo per l’incuria e per l’umidità che patisce l’oratorio; e fors’anco sarebbe andata venduta da speculatori, quali furono alcuni proprietari successi ai Dubini e quindi anche perduta per sempre.

Oggi, finalmente, e per un mese, è possibile ammirarla nuovamente al Museo Diocesano.

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