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«Barca nostra», alla Biennale di Venezia l’imponenza del naufragio di Lampedusa

«Barca nostra», di Christoph Büchel, Biennale d'Arte di Venezia, 2019

Cultura

«Barca nostra», alla Biennale di Venezia l’imponenza del naufragio di Lampedusa

Giovedì 30 maggio, alle 21, nella sala consiliare del comune, in preparazione alla Festa dei popoli di domenica 9 giugno, verrà proposto il video “Lampedusa ieri e oggi a Brugherio”. È la testimonianza dell’esperienza vissuta dai giovani e dagli adulti brugheresi lo scorso anno a Lampedusa a contatto con la difficile realtà dell’immigrazione attraverso il Mediterraneo.

Lampedusa è il porto italiano più vicino alle coste africane ed è la destinazione che cerca di raggiungere chi rischia la vita attraversando il mare tra l’Africa e l’Europa.

Molti sono stati però i naufragi dei barconi utilizzati dai trafficanti per il trasporto dei migranti. Tra questi quello del 18 aprile del 2015, nel canale di Sicilia, in acque internazionali, a 96 km dalla costa libica e a 193 km a sud dell’isola di Lampedusa. Fu il naufragio più imponente tra quelli registrati nel mediterraneo: solo 28 i sopravvissuti, ma clamoroso il numero dei dispersi stimato tra 700 e 1000 persone. Un centinaio i corpi recuperati in mare: tra questi quello del ragazzo del Mali con la pagella cucita nella tasca della giacca, a significare il sogno che voleva vivere.

Il barcone è stato recuperato nel 2017 con un’operazione realizzata dal comando subacquei ed incursori Teseo Tesei Comsubim  della Marina militare, imbarcato sulla nave salvataggio Anteo, con a bordo una squadra di palombari del gruppo operativo subacquei (Gos). Un gruppo di esperti del laboratorio di antropologia ed odontologia forense del Dipartimento di morfologia umana e scienze biomediche di medicina legale dell’Universitá di Milano ha poi effettuato l’esame dei circa 300 corpi recuperati che sono stati successivamente seppelliti in alcuni cimiteri siciliani.

«Barca nostra», di Christoph Büchel, Biennale d’Arte di Venezia, 2019

Ora il barcone è stato trasportato a Venezia. Fino a fine novembre sarà visibile e farà parte di un complesso progetto di arte pubblica, nella cornice della 58ma biennale d’arte di Venezia curata dall’americano Max Rugoff dal titolo “May you live in interesting Times”.

È stato il provocatorio  artista di origini svizzere Christoph Büchel a far portare “Barca nostra” (come è stata chiamata l’installazione) in zona Arsenale dopo un lungo e tortuoso iter burocratico che ha avuto compimento anche grazie all’impegno dell’assessore ai beni culturali della regione Sicilia, Sebastiano Tusa, scomparso nell’incidente aereo in Etiopia dello scorso 10 marzo, che coinvolse anche altri volontari italiani.

Il barcone, sottratto alla burocrazia, diventa così un monumento, a memoria dell’accaduto, per riflettere su quello che sta avvenendo ai nostri giorni e che fa nascere interrogativi di natura etica ed estetica.

L’artista sceglie di stare dalla parte dell’impegno civile mettendo in scena un frammento di realtà quotidiana. L’impressionante relitto (come poteva stipare 1000 persone?), sprofondato e poi tornato a galla è “oggi metafora di tutte le migrazioni, di tutte le fughe difficili in cui è la democrazia ad inabissarsi, insieme ai principi di uguaglianza e di solidarietà”.

Al termine della Biennale “Barca nostra” sarà riposizionata in Sicilia, probabilmente nel Giardino della Memoria di Augusta a ricordo delle vittime ed al rispetto di tutti gli uomini in fuga, per raccontare una tragedia che ancora chiede ragione.

Roberto Gallon

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