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Passione per l’uomo del cardinal Martini, il film al San Giuseppe

Cultura

Passione per l’uomo del cardinal Martini, il film al San Giuseppe

Carlo_Maria_Martini,_2006Il cinema San Giuseppe propone il film di Ermanno Olmi sul cardinal Martini “Vedete, sono uno di voi” per domenica 2 aprile alle ore 21,15. Il film è la storia personale di un protagonista dei nostri tempi e ripercorre azioni e pensieri di Martini, col racconto di come s’è mantenuto fedele alla sua vocazione e ai suoi ideali. Attraversando eventi drammatici (terrorismo, Tangentopoli, crisi del lavoro, conflitti, solitudini) Martini ha dato senso a smarrimenti e inquietudini della gente, che ha visto un uomo libero e il principe di una Chiesa del vangelo, non dei dogmi. Grazie all’autenticità della sua testimonianza, che il film documenta, è stato punto di riferimento per credenti e non credenti, profeta di speranza, anticipatore di papa Francesco. Posto unico 4 euro. Prevendita in corso.

Marco Garzonio, giornalista, racconta la realizzazione con Olmi della sceneggiatura di “Vedete, sono uno di voi”. «Ho potuto toccare con mano una somiglianza profonda tra il regista e Martini: la passione per l’uomo. Un poeta e il principe della Chiesa accomunati dal bisogno di interiorità che ci abita anche se non lo riconosciamo, dal desiderio di momenti di silenzio, di ascolto di sé stessi per prestare attenzione agli altri. È la religione dell’uomo, è quella in cui poi Dio può piantare la sua tenda. È stata una lezione andata oltre l’esperienza di arcivescovo quella di Martini. Dalla lunga frequentazione che ho avuto con lui (l’ho seguito per il Corriere della Sera dagli inizi) ho imparato che quanto più scendi nel tuo intimo e cerchi Dio con onestà, tanto più ti avvicini all’uomo; e quanto più investi nell’umanità dell’uomo e della donna tanto più riesci a intravedere scintille di eterno, di infinito, di assoluto in gesti, voci, sentimenti. La separatezza tra i due universi è figlia di insicurezze, bisogni di controllo e di potere. Proiettiamo nostre parti scomode sugli altri. Sentimenti e vissuti simili ho ritrovato in Olmi. Fin dalle origini la sua poetica è fatta di acutezza nell’osservare lavoro, fatica, umile, natura, terra, stagioni, passioni, contraddizioni dei desideri. Lavorando con Olmi su Martini ho visto l’arte purificarsi, trasformare i documenti in storia, i drammi in catarsi, la ribellione verso le ingiustizie in una domanda: che cosa facciamo noi per cambiare le cose, quali responsabilità ci assumiamo per «amare la democrazia». Una corrispondenza intima e un’eco lontana che è attualità cocente. Nell’ultima intervista sul Corriere Martini chiedeva al suo interlocutore: «E tu che cosa fai per la Chiesa?». Nei lunghi soggiorni ad Asiago, nelle riprese a Gallarate, Torino, Orbassano, Milano stretto tra Olmi e Martini ho sentito forte che nulla sarà più come prima se saremo noi i primi a volerlo. E a comportarci con coerenza».

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