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Alunni della Kennedy a caccia di barriere architettoniche

Cronaca

Alunni della Kennedy a caccia di barriere architettoniche

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Un’iniziativa particolare quella che ha visto coinvolti, la mattina di venerdì 9 marzo, i ragazzi di 2° B e 2° C della Kennedy impegnati nel progetto MEP del Politecnico.

Mappare le barriere architettoniche del territorio
Il progetto aveva come obiettivo quello di “mappare le barriere architettoniche del territorio”, con una speciale app, scaricata sui loro cellulari.
«Alle 9,30 del mattino – spiega la professoressa Manuela Ghezzi, che ha seguito con altri docenti i ragazzi – divisi in sei gruppi sono partiti ciascuno per il proprio percorso, scortati da un prof, un ingegnere del Politecnico, un ex carabiniere e alcuni volontari. Il gruppo di Sofia era diretto in centro, alla Biblioteca, poi in via Vittorio Veneto e infine ritorno a scuola, seguendo la via del mercato: un percorso facile, fatto chissà quante volte senza che nessuno si fosse mai accorto di quanti ostacoli incontra una carrozzina. Già perché questa volta nel gruppo c’era Greta, una ex alunna della Kennedy che si è prestata con la sua sedia a rotelle ad accompagnare i ragazzi nel percorso, così tutti hanno visto bene come a volte basta un marciapiede appena un po’ sconnesso per bloccare le ruote e rendere impervio il cammino, per non parlare delle auto mal parcheggiate… E allora ecco i ragazzi tutti a scattare foto alle barriere architettoniche».

Un percorso non facile da gestire e con molti imprevisti
Il percorso non è risultato semplice e senza imprevisti come sottolinea la professoressa Ghezzi: «Non che la missione sia filata tutta liscia, perché poi c’era chi nel cellulare non aveva “campo”, chi era rimasto senza “giga”, chi non riusciva a inviare con l’app, e per fortuna che in ogni gruppo c’era un esperto informatico perché anche l’elettronica, come il manto stradale, qualche problema lo dà, persino agli adolescenti che col cellulare vivono in simbiosi. Alla fine è stata una bellissima esperienza, non solo perché c’era un bel sole caldo e si è andati a spasso invece di far lezione, ma soprattutto perché, per una volta si è guardata la realtà con gli occhi degli altri, con gli occhi di chi ha una strada molto più difficile della nostra da percorrere e si è visto che si può anche fare qualcosa per gli altri, magari semplicemente aggiornando un app del Politecnico. E il telefonino può servire anche a qualcosa di utile. Ogni tanto».
Coinvolte nel progetto anche le prof. Orsenigo e Di Gregorio.

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