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“Il biondo” Confalonieri, partigiano di montagna che assaltò la caserma fascista di Ballabio

Cronaca

“Il biondo” Confalonieri, partigiano di montagna che assaltò la caserma fascista di Ballabio

a cura della Biblioteca Civica

Crinali rocciosi e guglie calcaree, sentieri a schiena d’asino su pendii scoscesi. La Resistenza brugherese è stata anche aspra, sofferta vicenda di montagna, scritta con il sangue della sua giovane vita da Ambrogio Confalonieri, nato l’11 luglio 1915, di professione operaio tornitore. “Il Biondo”, questo il suo nome di battaglia, era stato fra i primi brianzoli a raggiungere dopo l’8 settembre 1943 le montagne per combattere il fascismo. Operativo dal 15 ottobre 1943 fra gli alpeggi della Bassa Valtellina, nella zona di Buglio in Monte, dove capeggiò in un inverno lungo come la fame un gruppetto di una ventina di uomini, si spostò poi in Valsassina, per poter partecipare ad un’azione spettacolare e temeraria.

40a Brigata Garibaldi
Inquadrato nella 40a Brigata Garibaldi denominata “Matteotti” (e non come erroneamente riportato da alcune fonti locali nella 55a Brigata Fratelli Rosselli, non ancora costituita), Confalonieri prese parte insieme ad altri 72 partigiani nella notte del 2 giugno 1944 all’assalto dell’ex colonia estiva dei ferrovieri di Ballabio, divenuta caserma dei fascisti della GNR (Guardia Nazionale Repubblicana), nel tentativo di recuperare armi e munizioni. Dopo una prima fase favorevole agli attaccanti, culminata con lo sfondamento del corpo di guardia, staccato però dal resto della caserma, il fuoco delle mitraglie sulle torrette ribaltò la situazione, anche perché i reticolati all’interno dell’edificio ostacolarono i collegamenti fra i partigiani, che appartenendo a vari reparti unitisi per l’occasione non si conoscevano nemmeno bene fra loro.

Raffiche di mitra
Durante lo scontro venne ucciso con raffiche di mitra proprio Ambrogio Confalonieri, che stava tentando eroicamente di abbattere una porta. L’altro morto fu il compagno di “Ambrogio”, Aldo Perregrini, di Buglio, che esalò l’ultimo respiro quattro giorni dopo all’Ospedale di Como, dove i fascisti lo portarono con gravi ferite, nella speranza di farlo parlare. Perregrini fu poi ucciso anche da morto. Il comune di Buglio non si recò mai alle celebrazioni dell’ANPI a Ballabio, che si tennero a partire dal 1946 (mentre Brugherio fu sempre presente), ed il suo nome per sbaglio finì nell’elenco dei caduti della GNR, come quello di tutti i combattenti presenti nella struttura sanitaria comasca.

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