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Suor Biraghi, missionaria brugherese, in Ecuador al centro del terremoto

Cronaca

Suor Biraghi, missionaria brugherese, in Ecuador al centro del terremoto

«Gracias, qui noi bene, è stato un gran spavento» sono le prime parole di suor Maria Rosa Biraghi, lunedì 20, dopo la forte scossa di terremoto che ha colpito l’Ecuador, vicino alla sua missione. L’epicentro del sisma è stato riscontrato al largo della costa di Muisne, a Nord, dove le suore comboniane, di cui fa parte anche la brugherese, seguono una piccola comunità di pescatori. Normalmente però suor Maria Rosa risiede ad Esmeraldas, capitale della provincia, a Nord e non lontano da Muisne.

Tremano le foglie, la terra e poi è tutto buio
«Sabato 16 sera – racconta la missionaria – a casa nostra ad Esmeraldas c’era un gruppo di suore. Purtroppo alla domenica dovevamo andare a Muisne per chiudere la missione per mancanza di personale e la gente ci voleva salutare per l’ultima volta. Verso le 19 abbiamo visto le foglie di un vaso di fiori, che abbiamo in casa, muoversi leggermente». In quel momento capiscono cosa sta succedendo: «Ci dicemmo: è il “temblor” (terremoto), però continuammo la conversazione».
Dopo dieci minuti, «quando eravamo in cucina, arrivò il terremoto forte: non potevamo stare in piedi! Subito venne a mancare la corrente. Al buio ci demmo la mano. Io gridavo “mio Dio salvami, salvaci e salva il nostro popolo”».
Il primo pensiero di suor Biraghi è andato «ai giovani prigionieri che visito tutti i venerdí: con il padre gli portiamo la parola di Dio e qualcosa da mangiare». Finalmente, a tentoni, «trovammo la porta. Eravamo fuori al buio e la terra ballava. Non si poteva stare in piedi. Fu un tempo interminabile».

La gente si raduna alla cattedrale
La gente della città, prosegue, «incominciò ad arrivare alla cattedrale molto spaventata, piangendo e pregando con i loro bambini. Sempre al buio però trovavamo famiglie che conoscevamo. Arrivò il vescovo, monsignor Arellano Eugenio, a consolare la gente. Tutti temevamo per uno tsunami». Finché, scongiurata la possibilità, le autorità «vennero per la seconda volta a dirci che potevamo tornare alle nostre case. Le persone che avevano i bambini e vivevano vicino al mare e al rio, era meglio però che si fermassero ancora alcune ore».

Silenzio nelle strade, la terra trema ancora oggi
Il disastro «è stato grande, basta pensare che abbiamo piú di 445 morti in tutto l’Ecuador (oggi il conto è salito a 525 secondo quanto riferisce Caritas Ecuador, con 2.000 feriti, numerose migliaia di sfollati e numerosi danni alle infrastrutture ndr). Muisne è stata evacuata e molte persone hanno perso tutto». La comunità cristiana e le associazioni si stanno dando da fare: «Come Caritas parrocchiale – spiega la missionaria – stiamo raccogliendo aiuti umanitari e la gente risponde a questa iniziativa». La città è ancora sotto shock: «Per le strade c’è silenzio e paura. La terra trema ancora molte volte sia di giorno che di notte. Si dorme fuori: la paura è ancora grande». Chi è sopravvissuto «è traumatizzato e ringrazia il Signore perché ha la vita. Ricordate nella preghiera la nostra gente. Sappiamo che Dio è con noi».

In Ecuador anche suor Sardi e suor Cazzola
Attualmente in Ecuador svolgono la loro missione altre due suore brugheresi: suor Elisa Cazzola, che da Guayaquil (la più grande città ecuadoriana a Sud) dall’anno scorso guida una scuola a Cuenca (città industriale a sud della capitale Quito sulla cordigliera andina) e suor Mariangela Sardi. Siamo riusciti a contattare brevemente anche loro due, che hanno confermato di non essere state colpite dal terremoto.

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