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Enciclica Laudato Si’, il cardinale Scola: «Recuperare l’unità, contro la frammentazione»

Comunità Pastorale

Enciclica Laudato Si’, il cardinale Scola: «Recuperare l’unità, contro la frammentazione»

di Annamaria Braccini

«Della finanza il cittadino medio non capisce nulla e ho l’impressione che questo accade perché non ce la dicono tutta. La tentazione della finanza è di giocare sulla pelle delle persone come in questi giorni in Grecia. Il Papa entra in queste tematiche, in maniera organica, e ci invita a non dividere le emozioni dal pensiero». Lo ha detto martedì l’Arcivescovo di Milano, il cardinale Angelo Scola, commentando in Expo l’enciclica “Laudato sì” di Papa Francesco durante l’incontro, moderato da direttore del TG La7, Enrico Mentana, organizzato da Caritas, Arcidiocesi di Milano e Università Cattolica del Sacro Cuore.

Cambiamento personale
La sala dove si confrontano i relatori è gremita, altre due sono collegate in video, per un momento che il Commissario Unico di Expo, Giusepe Sala, definisce “diverso” perché «è un onore che il Cardinale abbia scelto di presentare qui l’Enciclica. Papa Francesco – continua Sala – offre il suo messaggio a tutta la famiglia umana nella speranza che le cose possano cambiare ed Expo cerca di fare proprio questo, di parlare a tutti. L’Enciclica tocca un punto fondante del nostro impegno e leggere questa esortazione è di sprone per tutti noi, nella consapevolezza che il richiamo al cambiamento personale degli stili di vita, come modo per superare gli egoismi, muove anche la Carta di Milano».

Natura e intelligenza
Moderata da Enrico Mentana si avvia così la Tavola Rotonda.
Sul significato della «proposta di un’ecologia che comprenda le dimensioni umana e sociale per una visione più integrale e integrante», si sofferma il rettore dell’Universita Cattolica, Franco Anelli, che nota «quanto l’uomo sia attore del degrado». Da qui, la «chiave di volta» del pronunciamento papale, che secondo l’interpretazione di Anelli, « nasce dall’idea che la natura sia creazione, avendo, quindi, a che vedere con il fatto che il creato è un dono di Dio. La natura e l’intelligenza dell’uomo sono entrambi doni e, dunque,l’uno non può distruggere l’altra. Per questo è necessario un nuovo modo di rapportarsi con la natura che ci circonda e gli altri».

Poveri ed energie rinnovabili
Infatti, la Lettera Enciclica è dedicata alla “casa” che è, comunque, casa comune. Un ambiente che è di tutti e che non pare in grande salute come delinea Neil Thorns, direttore della Cafod, la Caritas nazionale in Inghilterra e consulente per il governo britannico sui cambiamenti climatici, che affronta il tema da due punti di vista, il rapporto con i poveri del pianeta e i cambiamenti del clima, appunto. «L’unica soluzione è utilizzare le energie rinnovabili, abbandonando i combustili fossili, basti considerare che in India l’84% della popolazione non ha accesso all’energia e che stasera una persona su nove nel mondo andrà a letto affamata. Questo – prosegue l’esperto britannico – obbliga a un cambiamento che non può essere solo tecnologico». In un anno importante quale è il 2015, con la Conferenza che si terrà ad Addis Abeba sui finanziamenti per ridurre povertà e diseguaglianza, con il Papa che inaugurerà, alle Nazioni Unite, l’incontro relativo agli obiettivi del Millennio e con la Conferenza sul clima che si terrà a Parigi in dicembre, «non si può non accettare la sfida».

Impennata di malattie
Concorda con lui Pier Sandro Cocconcelli, biologo molecolare che si occupa di ecosistemi agroalimentari e direttore di Expolab della “Cattolica”. «Le stesse tecnologie che noi utilizziamo nei laboratori possono dare risultati positivi per la sostenibilità del sistema o fare danni biologici». Ovvio che l’aspetto dirimente è l’etica, tanto che Coccocelli dice: «se solo consideriamo l’aumento di tre-quattro gradi della temperatura, ci si aspetta entro il 2100 un’impennata delle malattie. Di fronte a questo bisogna unire le competenze, ascoltando e parlando con tutti in vista del bene comune».

Egocentrismo e distruzione
Carlo Fratta Pasini, presidente di Banco Popolare, da parte sua,non ha dubbi: «Occorre confrontarsi con la parola profetica di Francesco su questioni su cui il sistema mondiale tende ad avvitarsi su se stesso senza trovare soluzioni». Il punto forte dell’Enciclica e la sua provocazione, per Fratta Pasini, partono dall’assunto innegabile che l’egoismo divenuto ormai egocentrismo e l’uomo che si pone al posto di Dio, siano all’origine della distruzione della terra. «Se non rivediamo quello che c’è intorno a noi, renderemo invivibili parti sempre più grandi del pianeta e più povere fasce sempre più ampie della popolazione. Non a caso, l’inequità cui fa riferimento Francesco, che il papa vede crescere come frutto necessitato del nostro modello di sviluppo, chiama a una presa di posizione radicale: si deve cambiare il punto di vista, vedendoci parte di qualcosa di più grande di noi». Come a dire, se ci dimentichiamo di aver ricevuto gratuitamente e gratuitamente non diamo, non abbiamo molte speranze.

Macroecologia
Il tema della cura, della micro ecologia e della macro, sono approfonditi da Laura Palazzani, docente di Biogiuridica e Filosofia del Diritto alla Lumsa e vicepresidente del Comitato Nazionale per la Bioetica. Attenta, la docente, anche a evidenziare l’importanza, dell’attenzione, nelle parole di Francesco, per la donna, per il suo ruolo, per la «costitutiva dell’identità umana, condizione dell’apertura alla procreazione, ma anche dell’identità personale».

Unità e frammentazione
«L’Enciclica è il primo intervento, nella storia del magistero della Chiesa, che affronti il problema dell’ecologia in termini organici», osserva il Cardinale, che aggiunge: «Mi ha colpito la grande cura del Pontefice a non tralasciare nulla. Del tema ecologico si parla da molto tempo, ma se ne parla come di un frammento, mentre la genialità scientifico-culturale del Santo Padre è stato ricostruire pazientemente il puzzle che ne connette le diverse tessere, dalla crisi, al rispetto della natura, inserendo in questo contesto, la povertà, la cultura dello scarto e l’esclusione. Il Papa ci fa capire che la vita umana non raggiunge il suo scopo se ognuno di noi non è capace di un rapporto equilibrato con se stesso, con gli altri, con il creato, con Dio. Questa è l’unica prospettiva che può consentirci di superare il travaglio dell’inizio del Terzo millennio in cui siamo immersi. La lotta alla frammentazione riguarda tutti, ogni giorno».

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