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Educazione psicomotoria: una disciplina rivolta ai bimbi tra i 12 mesi e i 7 anni. Ce ne parla la dottoressa Elena Galimberti

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Educazione psicomotoria: una disciplina rivolta ai bimbi tra i 12 mesi e i 7 anni. Ce ne parla la dottoressa Elena Galimberti

Parliamo di educazione psicomotoria con la dottoressa Elena Galimberti, terapista della neuro e psicomotricità dell’età evolutiva. Da ottobre 2014 collabora con PerLa Donna di via Tre Re, a Brugherio, dove svolge due corsi di Psicomotricità di gruppo (Giocoimparo per i bambini dai 2 ai 3 anni e Divertimento in movimento per i bambini dai 3 ai 6 anni) e individuali.

 

 “La psicomotricità è come la ginnastica” Questa frase, troppo spesso sentita, riduce ad un denominatore comune due interventi che hanno finalità e obiettivi differenti. Ma in che cosa consiste l’Educazione Psicomotoria?

 

Che cosa è l’educazione psicomotoria?

L’educazione psicomotoria è una disciplina con finalità educativa e preventiva rivolta ai bambini in una fascia di età compresa tra i 12 mesi e i 7 anni, che pone l’esperienza corporea al centro dell’organizzazione dell’identità della persona e come espressione della sfera emotiva e cognitiva. L’obiettivo principale è quello di facilitare e sostenere l’evoluzione armonica del bambino, rinforzando, allo stesso tempo, l’acquisizione delle abilità di coordinazione, equilibrio, orientamento ma anche di creazione e progettazione, verso la conquista di un’autonoma capacità di affermazione ed espressione di una identità solida.

 

Gioco  corpo, canali privilegiati

L’educazione psicomotoria si fonda sul gioco e sull’uso del corpo: entrambi sono, infatti, canali di espressione privilegiati per un bambino e fattori principali per lo sviluppo del loro benessere.

Il gioco, quindi, non è un semplice strumento utilizzato per il raggiungimento di obiettivi ma è espressione di se stessi attraverso il movimento: giocando, il bambino vive la tonicità del proprio corpo, crea e progetta storie e si apre a nuove esperienze individuali e/o condivise. Si tratta di un potente mezzo che permette di fare esperienze interpretando un ruolo attivo e spontaneo che favorisca l’emergere delle proprie risorse e di nuove potenzialità.

Il corpo, nel gioco, non viene considerato come semplice mezzo motorio ma, soprattutto, come mezzo di comunicazione del proprio stato d’animo, delle emozioni positive così come delle sofferenze. Durante l’infanzia, quando ancora il bambino fatica ad esprimere attraverso il canale verbale ciò che prova, si osservano proprio le manifestazioni corporee che racchiudono tutto ciò che c’è di verbalmente inespresso, divenendo così il principale mezzo di comunicazione della sfera emotiva del bambino.

In ogni atto motorio, quindi, è racchiusa la globalità di una persona: sostenendo un lavoro che si avvalga del gioco e del corpo, si agisce su livelli superiori e molto profondi quali il livello affettivo, cognitivo e relazionale.

 

Il setting psicomotorio

L’attività psicomotoria si sviluppa all’interno di uno spazio specifico, la stanza di psicomotricità, progettata in modo da individuare spazi e tempi privilegiati dove il bambino possa sentirsi libero di sperimentare il piacere del movimento e la graduale scoperta delle proprie capacità. In particolare, si distingue uno spazio riservato al piacere senso motorio, luogo in cui il bambino può sperimentare gli schemi motori di base e il piacere di investire con il corpo e il movimento. Il materiale presente è strutturato ed utilizzato con una finalità specifica costituito da spalliera, palle di diverse dimensioni, materassi e cuscini morbidi. Un secondo spazio è, invece, riservato al gioco simbolico in cui gli oggetti vengono vissuti e investiti nell’immaginario, utilizzandoli per esprimere le proprie fantasie dalle quali nasceranno le prime strutture e costruzioni. Ogni cosa può diventare qualcos’altro. Il materiale è semi-destrutturato e destrutturato ed è costituito da blocchi di gomma piuma, materassi, cerchi, bastoni, corde, tessuti, bambole, peluches, stoviglie e strumenti musicali. Infine, si distingue lo spazio del decentramento in cui sono presenti diversi materiali come fogli di diverse dimensioni, pastelli, pennarelli, colori a dita, tempere, plastilina, puzzle, libri figurati… che permettano al bambino un graduale disinvestimento che rende possibile la rappresentazione mentale del proprio vissuto corporeo, favorendo il passaggio al pensiero operatorio in cui il pensiero si dissocia dall’azione e la precede.

 

Il ruolo dello psicomotricista

Lo psicomotricista interviene con una funzione che, prima di tutto, è di ascolto e comprensione dell’espressività psicomotoria del bambino: ciò che porta nell’azione e nella relazione con lo spazio, l’oggetto e gli altri. Accoglie tonicamente ed empaticamente la tonicità e l’emozionalità del bambino, ascolta le emozioni che nascono e vengono vissute personalmente nella messa in gioco relazionale nello spazio psicomotorio. Modifica gli spazi, li struttura gradualmente in modo che il gioco possa essere pienamente vissuto e l’energia possa essere completamente espressa e correttamente incanalata.

L’intervento si attua non solo sul singolo ma per favorire la comunicazione tra i membri del gruppo. Lo psicomotricista interviene sull’azione del bambino e del gruppo nel modo più consono, aiutandoli a dare senso, ordine e connessione tra le diverse attività.

Si trasforma per il bambino in partner simbolico: non si tratta quindi di un adulto che si esprime in modo libero ma di un professionista in grado di regolare ogni azione nello spazio e sugli oggetti, individualizzando attentamente l’approccio educativo e trasformandosi in ciò di cui ogni bambino ha bisogno in quel particolare momento, aiutandolo a raggiungere uno step successivo nell’ottica di garantire un’evoluzione armonica.

 

L’incontro di educazione psicomotoria

Gli incontri di educazione psicomotoria hanno cadenza settimanale affinché vi sia un tempo significativo durante il quale il bambino possa riflettere e “far sedimentare”, rendere cioè propria la seduta appena trascorsa, in modo che si crei un’aspettativa, un’attesa futura.

Un famoso esponente dell’educazione psicomotoria, Bernard Aucouturier, afferma: “Il bambino non gioca per imparare ma impara perché gioca!” espressione della finalità educativa intrinseca dell’attività psicomotoria.

Giocare, diventa, non solo un canale mediante il quale il bambino riesce a consolidare la propria identità ma anche un importante canale di conoscenza e apprendimento.

 

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