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Petruzzelli alla “VIII Giornata nazionale del malato oncologico” a Roma. Ogni anno in Italia 364mila nuovi casi di tumore

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Petruzzelli alla “VIII Giornata nazionale del malato oncologico” a Roma. Ogni anno in Italia 364mila nuovi casi di tumore

L’intervento di Davide Petruzzelli alla Giornata nazionale del malato oncologico

Si è appena conclusa l’ “VIII Giornata nazionale del malato oncologico”, che ha avuto luogo a Roma dal 16 al 19 maggio. All’interno della manifestazione è stato presentato in Senato il “V Rapporto sulla condizione assistenziale dei malati oncologici” realizzato da F.A.V.O. (Federazione italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia) e Censis.

Serve un nuovo modello di assistenza per i pazienti colpiti dal cancro, meno centrato sull’ospedale e più orientato a forme alternative. Ogni anno nel nostro Paese si registrano 364mila nuovi casi di tumore: 202.500 (56%) negli uomini e 162.000 (44%) nelle donne. La spending review può rappresentare un’occasione, purché la norma venga interpretata correttamente. Il taglio dei posti letto richiesto dal provvedimento non può essere realizzato senza considerare le esigenze dei malati oncologici.

È concreto il rischio che, in assenza di verifiche, le Regioni operino, in modo uniforme e indiscriminato, riduzioni lineari, per rientrare nei valori previsti dalla legge. Il Rapporto, predisposto dall’Osservatorio sulla condizione assistenziale dei malati oncologici, denuncia anche gravi carenze. Ad esempio, a fronte di 598 posti letto in hospice in Lombardia e 241 in Emilia Romagna, se ne registrano solo 20 in Campania e 7 in Calabria, mentre vi sono 27 strutture con servizio di radioterapia in Lombardia, 7 in Puglia e 3 in Calabria.

E il fascicolo sanitario elettronico è utilizzato solo in 5 Regioni. Davide Petruzzelli, presidente dell’associazione brugherese La Lampada di Aladino onlus e di F.A.V.O. Lombardia è intervenuto, «rimarcando la necessità di trattamenti appropriati per cercare di mantenere sostenibile il Ssn. Appropriatezza e sostenibilità, termini con i quali ci dovremo confrontare sempre di più, ma che devono entrare nel linguaggio non solo dei medici, ma anche di cittadini e pazienti. Ha senso e chi deve decidere se arrivare alla ennesima linea di terapia in un malato di cancro avanzato per allungare la vita di un mese o se offrire cure palliative adeguate per vivere al meglio la vita residua, liberando al contempo risorse che potrebbero essere di aiuto ad altri malati? E quale percorso è più appropriato? E con quale qualità di vita? E quanto la qualità di vita deve avere valore in queste scelte? Queste alcune delle domande con le quali dovremo confrontarci per una oncologia del futuro appropriata, sostenibile, ma che inizi ad affrontare anche aspetti etici e osservi i bisogni delle persone malate e delle loro famiglie».

 

 

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