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Il Giappone di padre Teruzzi a 10 anni dalla sua scomparsa

Comunità Pastorale

Il Giappone di padre Teruzzi a 10 anni dalla sua scomparsa

Padre Piergiuseppe Teruzzi, missionario brugherese in Giappone scomparso nel 2003

Nella notte tra domenica 2 e lunedì 3 marzo 2003 veniva a mancare a Nagoya in Giappone padre Piergiuseppe Teruzzi, missionario brugherese.

Da dieci anni Brugherio Oltremare lo ricorda inviando un contributo a favore del centro per ragazzi in difficoltà mentale e motoria di Kanazawa, in Giappone, gestito dal suo confratello padre Cristoforo Cavarzan.

Padre Teruzzi era nato nel 1922 e a 11 anni era entrato nel seminario di Piacenza dei padri Carmelitani Scalzi. Subito era nato in lui il desiderio di partire per la missione ed in particolare per la Cina.

Così nel 1947, dopo più di due mesi di viaggio in mare, padre Piergiuseppe giunge ad Hong Kong. Sono anni dopo la guerra, molto duri e il regime di Mao impone molti sacrifici ai missionari.
Così dopo 5 anni i carmelitani che avevano aperto la missione nel sud della Cina sono obbligati a lasciare il paese.

Padre Teruzzi ha nel frattempo imparato la lingua ed i superiori, che avevano accettato la richiesta dei vescovi giapponesi, decidono nel 1952 di inviarlo insieme agli altri confratelli in Giappone in una delle zone più povere: la provincia di Ishikawa sul mar Giallo, alla stessa latitudine di Tokyo ma dalla parte opposta.

Vi rimarrà per più di 50 anni creando diverse comunità cristiane a Nagoya, Kanazawa, Wajima e Nanao.

Il primo ritorno a Brugherio era avvenuto dopo 10 anni nel 1957. L’ultimo nel 2002 quando già sapeva di essere malato ma aveva deciso ugualmente di ritornare a Nagoya. Nel 1996 aveva concelebrato a san Pietro in Roma insieme a papa Giovanni Paolo II per celebrare i 50 anni di Messa.

Le comunità da lui create in Giappone esistono ancora e sono state lasciate dai padri al clero locale. Solo alcuni missionari vi operano però ancora. Tra questi padre Cristoforo che è l’unico responsabile non giapponese a gestire un centro sociale statale.

«Vi ringrazio di tutto cuore per il vostro caloroso aiuto», dice ai volontari dell’Oltremare. «Non ho ancora finito il lavoro per questi fratelli minori di Gesù», continua. «A dire il vero mi sento un po’ stanco per l’età (a ottobre compio 84 anni) e per i molti problemi che la società suscita e non dà i mezzi per risolverli. San Giuseppe ci ha aiutati e protetti con i miracoli della Provvidenza. Speriamo che mi aiuti anche nella scelta e direzione del personale (cosa molto difficile). Lo prego senza interruzione e mi fido del suo aiuto. Pregate anche voi (e so che lo state facendo) perché tutto prosegua bene per questi figlioli (sono settanta). Grazie di tutto cuore, vi abbraccio e benedico».

Roberto Gallon

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